Suono
ed emozioni
Introduzione
Con lo sviluppo della stereofonia nei decenni passati furono messi
in atto diversi tentativi per migliorare il realismo spaziale del
suono, come la quadrifonia o altre sperimentazioni multi-speaker, tipo
il sistema Dolby Surround o il sistema inglese Ambisonic. Questi
sistemi hanno soltanto in parte raggiunto lo scopo di dare una
maggiore naturalezza e spazialità al suono e richiedono sia in fase
di registrazione sia di ascolto l’impiego di ingombranti e
complicate apparecchiature.
Utilizzando una
tecnologia differente, basata su un più approfondito studio dei
meccanismi relativi all’ascolto binaurale e dei moduli che
sottostanno alla ricezione, alla percezione e all’interpretazione
del segnale acustico (Blauert,1983; Lehnert and Blauert, 1992), dai
primi anni ‘80, si è sviluppata una linea di ricerca tesa alla
costruzione di speciali microfoni -trasduttori olofonici che
consentono di riprodurre le caratteristiche spaziali del suono con un
impianto stereofonico tradizionale. Le ricerche sull’olofonia al di
là della loro applicazione commerciale in vari contesti hanno una
notevole rilevanza scientifica in quanto ci consentono di delineare
meglio l’influenza che la qualità del suono può avere sulla
rappresentazione del significato che ad esso attribuiamo.
In quest’ottica ci
siamo proposti di iniziare un’indagine su quanto la tecnica
olofonica possa essere un fattore importante nell’induzione delle
emozioni. L’esperimento che presentiamo costituisce, naturalmente,
soltanto un primo, limitato, passo in questa direzione.
Metodo
Dopo un pre-test effettuato su un ampio campione di stimoli si
sono prodotti una serie di 6 brevi stimoli sonori riguardanti
rispettivamente il suono di una campana tibetana, di un carillon, di
un paio di nacchere, il rumore di un asciugacapelli e due diverse voci
umane maschili. Ogni stimolo è stato prodotto in tre diverse modalità:
registrazione monofonica, stereofonica e olofonica per un totale,
quindi di 18 stimoli.
25 soggetti in gran
parte studenti universitari o loro familiari (età media anni 25,2;
range 16-38), 19 maschi e 6 femmine hanno ascoltato in cuffia in una
serie di sedute individuali gli stimoli prima descritti presentati in
ordine casuale e con un intervallo di 20 secs tra uno stimolo e
l’altro. Su un apposito foglio di risposta i soggetti hanno indicato
per ogni stimolo: 1) la direzionalità del suono (frontale,
sinistra-destra, alto-basso); 2) il grado di movimento attribuito allo
stimolo, su una scala unipolare a 6 punti da 0=immobile a
5=estremamente mosso; 3) il grado di piacevolezza-spiacevolezza
attribuito allo stimolo, su una scala bipolare a 7 punti da
–3=estremamente spiacevole a +3=estremamente piacevole; 4) il grado
di naturalezza-innaturalezza attribuito allo stimolo su una scala
bipolare a 7 punti da –3=estremamente innaturale a +3=estremamente
naturale.
Secondo la nostra
ipotesi il suono o il rumore olofonico avrebbe dovuto essere percepito
come più mosso, più piacevole e più naturale rispetto allo stesso
suono o rumore prodotto sia in modalità monofonica sia in modalità
stereofonica.
Risultati
I risultati hanno confermato ampiamente la nostra ipotesi. Per
quanto riguarda la direzionalità i soggetti hanno ben percepito le
differenze tra i suoni monofonici, stereofonici e olofonici: i primi
sono stati percepiti come prevalentemente frontali, i secondi come
frontali o provenienti da destra e sinistra, i terzi come provenienti
da più direzioni (frontali, destra-sinistra, alto-basso). Per quanto
riguarda l’attribuzione del grado di movimento, piacevolezza e
naturalezza i risultati sono sintentizzati nella tabella in calce.
Tutte le differenze tra le tre condizioni sono altamente significative
(p<.001), ad eccezione del rapporto tra stimoli monofonici e
stereofonici che è risultato non significativo per quanto riguarda il
grado di piacevolezza e che presenta una minore significatività
(p<.05) per quanto riguarda il grado di naturalezza.
Condizione
|
Movimento
|
Piacevolezza
|
Naturalezza
|
Monofonica
|
1,147
|
-,167
|
-,067
|
Stereofonica
|
2,407
|
+,067
|
+,240
|
Olofonica
|
4,280
|
+1,327
|
+1,480
|
Conclusioni
In sostanza l’ascolto olofonico risulta più piacevole e
naturale sia di quello monofonico sia di quello stereofonico. È
importante sottolineare che la differenza tra olofonia e stereofonia
appare quasi sempre più marcata rispetto a quella tra monofonia e
stereofonia nelle dimensioni della piacevolezza e della naturalezza.
Questi primi dati ci consentono di ipotizzare che il sistema olofonico
permetta un ascolto reale e consenta un più efficace trasferimento
delle informazioni emotive che si vogliono indurre. I risultati di
alcune indagini preliminari sugli spettri di potenza del segnale
elettroencefalografico (EEG), nonché variazioni del ritmo cardiaco e
respiratorio, rilevabili in alcuni stimoli olofonici emotivamente
connotati rispetto a stimoli neutri sembrano andare in questa
direzione.
Riferimenti
bibliografici
Blauert, J. (1983). Hearing - Psychological Bases and
Psychophysics, Springer, Berlin New York.
Lehnert, H. and J. Blauert, J.(1992). Principles of Binaural Room
Simulation. Journ. Appl. Acoust., 36:259-291.
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